Lazzaro Spallanzani

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Lazzaro Spallanzani nacque il 12 gennaio 1729 a Scandiano. Anche se agiata, la famiglia numerosa condizionò la sua precoce scelta per lo stato clericale.
Università di Bologna
Fatti i primi studi a Scandiano, a 15 anni entrò nel Collegio dei gesuiti di Reggio per seguire i corsi di retorica e filosofia e di qui passò a Bologna per studiare diritto e seguire così la carriera paterna. Spallanzani decise però di abbandonare il diritto per la filosofia naturale, spinto a ciò dalla cugina Laura Bassi, docente di Fisica generale all’Università. A Bologna apprese l'uso del microscopio.

Grazie alla fama acquisita con le ricerche condotte tra il 1761 e il 1768, Spallanzani fu chiamato a Pavia dal plenipotenziario della Lombardia austriaca Carlo di Firmian per ricoprire l’insegnamento di Storia Naturale in una delle fasi più intense della riforma dell’Università. Spallanzani si trasferì a Pavia entro il novembre del 1769 e assunse la cattedra e la direzione del Museo dell’Università, di cui fu anche rettore nell’anno 1777-1778.

L'esordio scientifico di Spallanzani furono le Lettere due sopra un viaggio nell'Appennino Reggiano e al lago di Ventasso, che riguardavano il problema dell'origine delle sorgenti.

Dal 1761 Spallanzani si occupò di una delle questioni più dibattute tra i naturalisti di tutta Europa, vale a dire la generazione spontanea, cioè senza uova, degli organismi.
Dopo quattro anni di ricerche, nel Saggio di osservazioni microscopiche concernenti il sistema della generazioni, Spallanzani, grazie alle numerose prove condotte con metodi sperimentali rigorosi e l’uso del microscopio, affermava la natura animale degli "infusori" e l'infondatezza della generazione spontanea.
Con la diffusione del Saggio in tutta Europa, Spallanzani entrò a pieno titolo nella "repubblica" dei naturalisti iniziando la corrispondenza scientifica con Bonnet, che lo indirizzò verso una nuova ricerca sulle capacità di rigenerazione di vari animali.
Lazzaro Spallanzani
Il Prodromo di un'opera da imprimersi sopra le riproduzioni animali edito nel 1768 riportava i risultati di un triennio di esperienze sulla rigenerazione della coda, degli arti o della testa amputata nei lombrichi, girini di anfibi, lumache e salamandre.

Nel 1768 Spallanzani cominciò a interessarsi anche di un altro fondamentale fenomeno vitale, la circolazione sanguigna, su cui pubblicò Dell'azione del cuore nei vasi sanguigni. Nel libro De' fenomeni della circolazione osservata nel giro universale, osservando l'embrione del pollo con l'aiuto della macchinetta di Lyonet, uno speciale microscopio solare a braccio snodabile, Spallanzani scopriva l'esistenza dei capillari, forniva descrizioni degli eritrociti ed osservava per la prima volta i globuli bianchi.

Proseguendo e approfondendo gli studi sulla generazione con le ricerche sui rotiferi e sui "vermicelli spermatici", Spallanzani giungeva a dimostrare, negli Opuscoli di fisica animale e vegetabile del 1776, la natura animale degli spermatozoi e soprattutto scopriva l'influenza della temperatura sulla loro vitalità e mobilità.

Tra il 1777 e il 1780 Spallanzani si indirizzò decisamente al problema della riproduzione. Otterrà la prima "fecondazione artificiale" della storia usando uova di rana e di rospo e ripete con successo l’esperimento su una cagnetta. Individuato il potere fecondante nel liquido seminale, Spallanzani non riuscì però a capire la vera funzione degli spermatozoi, che considerò semplici parassiti dello sperma.

Oltre agli studi sulla riproduzione lo scienziato portava avanti ricerche sulla digestione. Gli studi portarono Spallanzani alla conclusione che essa avviene per l'azione di un liquido secreto dallo stomaco che egli stesso chiamò succo gastrico. Infine, Spallanzani affrontò negli ultimi anni della sua vita il tema della respirazione in tutte le classi di animali, dall'uomo sino agli zoofiti e alle piante.

Lo scienziato morì nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 1799 nella sua abitazione di Via S. Martino a Pavia per un tumore alla vescica.
Piazzetta delle Rose
Il carattere ombroso ed egocentrico di Spallanzani, oltre a procurargli nemici nell'ambiente pavese, gli fece interrompere o incrinare rapporti e amicizie importanti.

La città di Pavia gli dedicò una via che collega l'Università alla Piazzetta delle Rose, luogo certamente caro al grande maestro.

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